“Nato nel 1873 e morto nel 1954, possidente e benefattore post mortem: questi gli estremi della vita del singolare e sin ora poco conosciuto notaio maceratese Augusto Marchesini. Le testimonianze scritte su di lui valutano come facilmente riassumibile una biografia complessa e problematica e la storiografia locale che lo ha lambito riporta sul suo conto poche notizie lacunose e fuorvianti; i suoi pochi documenti privati pervenutici, inoltre, limitano drasticamente l’indagine storica, anche perché buona parte di questi materiali ha subito nel corso degli anni sciagurate dispersioni e vistose perdite e quelli esistenti non sono compiutamente riordinati. Bene ha fatto la Fondazione “Marchesini”, quindi, a finanziare questa ricerca anche come un atto dovuto nei confronti del proprio fondatore di cui si sapeva pochissimo e che rischiava di sparire del tutto anche dalla memoria cittadina.
Dalla composizione e interpretazione dei frammenti documentari che permettono la ricostruzione della sua vita emergono i tratti di un uomo interessante e spigoloso. La sua carriera sembra essere attraversata da una lunga continuità che poggia sulla consapevolezza dell’importanza sociale del ruolo notarile.
Marchesini, infatti, si forma nell’Italia umbertina, si afferma professionalmente in quella giolittiana, continua ad operare in quella fascista per ricollocarsi poi in quella repubblicana. Ciò che rende interessante il dispiegarsi della professione notarile – ed è la sola strada che perseguirà, tenendosi sempre lontano da percorsi politici o istituzionali – è il combinarsi di questa con numerosi interessi culturali. Il notaio coltiva una forte passione per la storia medievale, si interessa al Risorgimento e, in aggiunta, compie una serie di particolari viaggi alla ricerca delle comuni radici culturali tra la sua patria e il continente europeo.
Segnato da un complesso temperamento e da un’eclettica personalità lascerà singolare memoria di sé tramite le sue disposizioni testamentarie. Con queste, infatti, egli finalizzava la parte più cospicua del rilevante patrimonio alla costruzione di un ente per la formazione musicale di giovani svantaggiati economicamente.
Come è stato acutamente notato a proposito del genere biografico nel campo degli studi storici: «La biografia, per lo storico, è un’arte difficile, e di non forti tradizioni nel nostro paese. Se proviamo a chiederci il perché e a tentare di rispondere guardando ad altri contesti in cui è stata meglio praticata – anglosassoni soprattutto – scopriamo che una delle possibili spiegazioni risiede nel forte individualismo che caratterizza il “comune sentire” di quelle società e nella voluta esemplarità delle vite oggetto di studio»3. Per comprendere la vicenda di Marchesini, in aggiunta, non si può parlare in generale di “classe notarile” o “notabilato”, ma bisogna cogliere le specificità (e criticità) che segnano la sua particolare storia e già il fatto che egli non sia divenuto “classe dirigente”, ad esempio, rappresenta un caso singolare per un uomo dei suoi tempi. Tuttavia anche attraverso la vita professionale e gli interessi di Marchesini si può indagare la storia nazionale guardando a questa dalla cornice di una colta città che, seppur di circoscritte dimensioni, rivela a suo modo i cambiamenti, le tensioni e le prospettive delle varie fasi delle vicende italiane che si intrecciano inevitabilmente alla biografia del notaio. È questa la chiave interpretativa che qui si propone.”
Mirko Grasso
dall’introduzione al libro “Dal Regno d’Italia alla Repubblica: le opere e i giorni del notaio Augusto Marchesini (1873-1954)“, EUM, 2015, Macerata